Quanto si può stare sotto? Mi chiede mio figlio andando in piscina, intende senza respiro sott’acqua.
Gli rispondo che dipende dall’allenamento dei polmoni, ma la sua domanda mi fa pensare a ben altro.
Quanto si può stare senza respirare felicità ? Quanto a lungo si riesce a sopravvivere? Quanto tempo senza vivere pienamente?
Quando gli eventi ci travolgono, capita di rimanere sotto, come con le droghe.
Capita di non riuscire più a sorridere, di non sentirsi più se stesse, e capita anche di rimanere in questo stato così a lungo da non conoscere altro modo di vivere. E da non volerlo nemmeno, come con le droghe.
Da non ricordarsi come sia respirare liberamente, sorridere senza paura, scherzare con gli amici, lasciare andare il fardello.
A me è successo. Anni fa stavo in una relazione davvero disfunzionale, che per una settimana di apparente gioia mi ripagava con tre di dolore.
Ho percepito molto chiaramente tutte le volte in cui toccavo il fondo, la nausea, l’oppressione al petto, l’ansia, i pensieri cupi che non si staccano dalla mente.
Il mio modo distorto di amare ed essere amata, quella che credevo passione, ingoiava tutto il resto e mi giustificava a non vivere la mia vita.
Tornavo fuori boccheggiando ogni tanto, poi mi immergevo di nuovo.
A cicli, sopra sotto, dentro fuori, una tortura per l’anima.
E poi ne sono uscita.
Per mia fortuna ho constatato che, come la storia si ripete attraverso i corsi e ricorsi storici, così procede in maniera spiraliforme il processo evolutivo individuale.
Non è solo l’amore a farci cadere in questo stato, può essere un momento particolare della nostra vita, un evento che ci ha travolti, il lavoro che portiamo avanti da anni senza il coraggio o la possibilità di cambiarlo. Il più delle volte è una concomitanza di fattori.
Ma ad un certo punto, quando non ne possiamo davvero più, scatta qualcosa: ci voltiamo dall’altra parte.
Facciamo un click, diciamo basta, ci rialziamo, non so come funzioni per te, ma sono sicura che sia accaduto e continui ad accadere.
A un certo punto guardi oltre.
L’importante poi è riuscire a mantenere lo sguardo alto. Mantenere la direzione del benessere, volere non ripiombare in quel gorgo di confusione e cinismo e commiserazione, che ti immobilizza e tiene legata al passato.
Stare a galla è istinto, nuotare allenamento, uscire dall’acqua e camminare fiera nella vita, una scelta.
“Io non sono fatta per vivere in apnea” mi sono promessa un giorno.
Allora ho cercato aiuto, ho seguito consigli e indicazioni di persone più felici di me e poi mi sono formata e allenata a mantenere la salute, i pensieri, le emozioni, a un livello in cui i problemi non mi soverchiavano più ed ero perfettamente in grado di affrontare le sfide della vita senza lasciarmi trascinare sul fondo.
Oggi , nel mio lavoro di Lifecoach, “insegno a uscire dall’acqua” a tutte le donne che si sono immerse troppo a lungo e vogliono imparare a realizzare i loro desideri piuttosto che rimanere attaccate a quello che le ha fatte stare male.
“Amore” ho risposto semplicemente a mio figlio: “si può stare sotto il tempo che si è allenati a stare, ma noi siamo fatti per stare sopra”.
E tu? Hai mai sperimentato la sensazione di “stare sotto” troppo a lungo? Vuoi riuscire a recuperare la direzione giusta e mantenerla?
Se vuoi sperimentare un percorso breve ed efficace, per tenerti stretti e portare avanti i tuoi desideri, per camminare nella vita a testa alta, per tornare a gioire e provare passione, chiedimi come fare qui oppure scrivimi un commento o una mail qui.
A presto!
Emanuela
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